Giovane militare Gianni e Rodolfo Mitica Vespa: in gara Sempre avanti Birmania Radio Monte Grappa

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Il nostro incontro avvenne così: all’ uscita dall’aeroporto Kennedy di New York una signora anziana, distinta, viene verso di me dicendo: "Lombardi... lombardi" - io pronto: "No, signora siamo Veneti" e lei continua a chiedere a tutti... "Lombardi, Lombardi" ma non diceva altro. Chiedo a Ferrarese, il rappresentante della Polymer, "Quella signora ripete sempre Lombardi, cosa vuole?" dice Ferrarese... "Lombardi è il nome di uno dei gitanti da Sanguinetto". 

Torno indietro per avvertire la signora, e la vedo che si abbraccia con un signore che poi conoscerò essere il Leone Lombardi tanto cercato. 
Il giorno dopo durante il giro in battello dell’isola di Manhattan incontriamo il Lombardi; mi racconta che quella signora che ha incontrato all’aeroporto è sua zia sposata con un americano importante, ora defunto, lei era una sarta che Cristian Dior aveva, dal tempo della sua giovinezza, inviata per la sua bravura a New York a dirigere una sartoria. 

Leone Lombardi uomo sincero, onesto, burlone, da quel giorno divenne uno dei miei più cari amici. Feci altre crociere con questo personaggio, normalmente ogni mese veniva alla domenica a Vedelago per andare a mangiare con la famiglia, tutti assieme con Rodolfo, "Da Fior" o in altri ristoranti. Leone ebbe vari affari commerciali con Rodolfo e così i vincoli di amicizia si saldarono ancora di più. 
Circa 10 anni orsono a Sanguinetto, davanti al negozio di Leone, c’era un palazzo antico non utilizzato dal proprietario. Dopo lungo confabulare in famiglia, Leone con due delle sue tre figlie ed i generi, che lui chiamava «generi alimentari» acquistarono l’immobile. 
Trasformarono il tutto in un bellissimo negozio a tre piani con sette grandi stanze per i clienti, un retro magazzino con ufficio e 2 appartamenti per le figlie. Purtroppo, poco tempo prima della sua inaugurazione, mentre stava lavandosi le mani per andare a mangiare... la moglie lo chiama «Leone... vien a magnar» dopo un pò «dai movate... non sta far el furbo... vien a magnar, che diventa tuto fredo». Non vedendolo va al bagno e lo trova lungo disteso per terra, quasi sorridente, come se volesse dire:...«el magnar ormai el restarà fredo... par sempre»... e cosi Leone Lombardi chiude il libro della sua vita. 

Ma ci vorrebbe un libro a parte per raccontare tutte le sue imprese burlesche e tragicomiche. Cercherò di raccontarne una alquanto piccante. Eravamo a New York, Leone prima della partenza essendo stitico, si era fatto dare dal suo medico uno sciroppo lassativo e doveva prendere cinque gocce ogni sera. Con il trambusto del viaggio, il girovagare continuo per visitare la città, anche un pò per pigrizia, si accorse dopo giorni la fastidiosa irregolarità del suo corpo. 
Allora tira fuori la boccetta e pensa: "il medico mi disse 5 gocce alla sera, ma siccome ora sono trascorsi quattro giorni mi ci vuole un bel colpo d’ariete, prendo 20 gocce di medicina e domani sarò bello e purgato". 

Il giorno seguente i gitanti non avevano il pranzo di mezzogiorno gratis, quindi Leone e l’amico Adelmo (quest’ultimo aveva la «gotta» e pesava circa 120 chilogrammi) uscirono dall’hotel e andarono ad acquistare del pane e della frutta da consumare in camera. Al ritorno Leone sente un brontolio nel ventre, brontolio che è sempre più insistente... il gorgoglio diventa un fremito, poi qualche sussulto; allunga il passo ha capito che temporale sta per arrivare. 
«Adelmo... per piacere allunga il passo perché devo andare a sviluppare una lastra fotografica in... camera chiara»... L’altro capisce a volo la situazione, cerca di assecondarlo, ma accusa il dolore di gotta: «Leone non posso marciare più di così, sai che ho la gotta... vai... vai... ci vedremo più tardi... va... va a... sviluppare». Leone non aspetta altro... parte... ma sente che ormai il tempo stringe, a colpi la pancia è come punta da aghi, le natiche fan fatica a stringere... vede l’hotel... ma è ancora lontano... accelera e tra se dice: «Leone... no... te a farà miga quà longo... la Quinta Strada... de New Kork?». 

I muscoli della faccia si contraggono, con una smorfia cerca la corsa ma «ahimè» sente che si sommano i pericoli con simile andamento... finalmente arriva alle porte dell’hotel... l’ascensore sta per scendere... ma i piani da fare sono 86... ci vuole del tempo... lui comincia a sudare e saltella come se ballasse un tango, finalmente arriva. 

Sta per entrare nell’ascensore ma, altro intoppo... bisogna che escano una sessantina di persone (qui la capienza dell’ascensore è data dal numero dei piani)... «Mamma mia non ce la faccio più». Finalmente entra (l’ascensore che va oltre il 20° piano fa la prima fermata al 21° e poi ad ogni richiesta - da notare che quando parte si ha l’impressione del vuoto, con la rapida partenza il diaframma della persona si alza battendo sullo stomaco producendo un ché di vertigine). Al colpo della partenza... Zig... ahimè "Ora la va" pensa Leone sentendo le mutande con qualcosa di pesante da portare,... "ora tutta la gente sentirà i profumi e... che vergogna... che disastro», rosso in faccia come un gambero, continua sempre più a sudare, ad ogni partenza... Zig... Zig... momenti terribili fino all’ottantesimo piano, il suo,... corsa lungo il corridoio... finalmente arrivato al n. 8016... «la chiave... dov’è la chiave?... con tutti questi pacchetti raggruppati sul petto... eccola... va... vai... apri... e apri maledizione è al rovescio... dai... trac... trac». Entrato... pane e frutta gettate per terra... volata precipitosa nella toilette... piegatura del corpo per togliersi i pantaloni col grosso fardello... quando curvato sente un grosso tonfo: «PRON...», seguito da... «plonf.... splaf... tacc... tum... ton ciaf... ciaf... tacc... tac-tac»... La curvatura del suo corpo ha aperto lo scarico corporeo retrostante esplodendo i 4 giorni di astinenza sullo specchio questo inclinato... ha fatto sponda ed... il «materiale» è schizzato sul soffitto... questo è ricaduto... sulla testa... e... sul corpo... del povero Leone. «ciaff... splaff... tacc...» che macello!!! Silenzio... sbigottimento... cosa è successo?... Non se ne rende conto..., pausa di riflessione sull’accaduto... che fare? 


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