Giovane militare Gianni e Rodolfo Mitica Vespa: in gara Sempre avanti Birmania Radio Monte Grappa

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Dopo un’ora di lavoro tra pareti e soffitto, il povero Leone agitato più che mai riesce finalmente a fare una doccia e nudo andare in camera dove il compagno di stanza, Tirindelli, da Nervesa della Battaglia, stava riposando, vedendolo uscire così sconvolto, dopo un così lungo trattenimento alla toilette lo apostrofa con un: "Leone statu mal?", l’altro di rimando rinfrancato, "e no... prima si... ma adesso no... adesso... son... leggero... leggero come na piuma... caro mio». 
Questo era Leone mio carissimo amico, burlone e sempre incline al ballo sebben avesse una certa età e che diceva di essere: "Un putelo.... belo... e con la so Maggiorina... i gera do colombini...", e di rimando sua moglie "si... ma ti con le ale... spuntae". 
Ciao Leone, amico mio, ti ricorderò per tutta la vita e ti ringrazio per i bei giorni che abbiamo trascorso assieme. 

Per dieci anni, Rodolfo Pellizzari, ebbe due biglietti gratis ogni anno per crociere e così posso visitare mezzo mondo. Una serie di episodi burleschi successero nel 1970 quando ritornato per la seconda volta a Montecatini assieme a Rodolfo, convinsi Luciano Danieli e Piero Morao a farci compagnia in questa località. 
Alle Terme di Montecatini ci sono quattro qualità di acque: Tamerici, Torretta, Salute e Tettuccio. La prima è potente per scendere gradatamente alla Tettuccio la più blanda. 

Il primo giorno dell’entrata alle Terme Luciano, corporatura rotonda e robusta sui cento chilogrammi e più, prende un bicchiere per ogni qualità delle quattro acque come l’avevo consigliato, e dopo come fanno tutte le trecento e più persone presenti, si riposa seduto nel piazzale davanti al banco di mescita mentre un’orchestra sotto una loggia suona dolci melodie. Gran parte delle persone leggono il giornale per conoscere le ultime novità della stampa, attendendo che le acque facciamo il loro effetto purgativo... ed allora lentamente entrano su un lussuoso fabbricato, posto più a nord, ove troviamo circa una ottantina di gabinetti per uomini ed altri tanti per donne. 

Luciano forse aveva preso una porzione un pò esagerata di Tamerigi e questa aveva prodotto un effetto dirompente e subitaneo nel suo corpo. Ad un tratto si alza di scatto dalla sedia... strappa dalle mie mani il giornale, che sto leggendo... E come inseguito da una muta di lupi... corre all’impazzata verso i gabinetti gridando: «Largo... Largo... Largo...» spingendo... urtando con repentini zig zag la folla, come fanno i più abili calciatori. 
Folla... che visto la scena di questo... «rotondetto»... signore, con la giacca che svolazza sul di dietro... e che grida... quel... LARGO... che è... tutto un poema... detto in quel luogo,... ride divertita... I gabinetti sono in lunghe file... Luciano... prende... la prima maniglia... occupato... la seconda... occupato... la terza... occupato... e non vede la luce rossa posta in alto della porta stessa... che indica... l'indisponibilità del luogo.... La donna, addetta ai gabinetti, udite le grida ed il trambusto che Luciano aveva creato con le porte chiuse... dal fondo del corridoio, grida più volte: "Avanti... avanti... venga signore... avanti... qui è libero». 
Entrato nel gabinetto... l’incubo finisce... ma non sapremo mai cosa successe dopo quella corsa e quelle grida e... se... Luciano usci con lo stesso numero di vestiario o qualche capo rimase all’interno del dolce paradiso.... 
Come vedete ho degli amici che è piacevole essere in loro compagnia, ogni giorno, combinano un’avventura... tragicomica. 

Altra avventura di Luciano. Eravamo alloggiati all’Hotel Vittoria, in via Della Libertà, in camera doppia io e Rodolfo, mentre Piero e Luciano facevano coppia in un’altra. Era usanza in quel tempo: chi a piè della porta della camera lascia le scarpe, la cameriera effettuava la pulizia. Noi si andava a letto alle ore piccole; una sera mi accorsi che Luciano prendeva una scarpa dal n. 12 e la portava al n. 18, quella del 18 al 32, quella del 32 al 26, quella del 26 al 12 e così via. Senza che Luciano se ne accorgesse, per non creare questioni al mattino, uscii dalla camera e rimisi tutto a posto. 
Premessa: durante la giornata Rodolfo aveva giocato parecchie partite di bocce e avendo i calzini bagnati da sudore e maleodoranti li posa sul davanzale della finestra perché l’odore non entrasse nella camera; durante la notte, forse per il vento o altro, un calzino sparì. Non so come il calzino superstite venne in possesso a Luciano e quella sera, da me non visto, lo infilò in una delle scarpe sopra accennate. 
Al mattino, Luciano, visto la mal parata dello sdoppiamento delle scarpe per l’intervento di Gianni, volle osservare la scena del proprietario della scarpa alla sorpresa «Pasquale» del calzino. Si mise nel salone principale, con in vista la scala, ed attese leggendo un giornale. Dopo mezz’ora scende un signore che con voce agitata chiama:... «Direttore... direttore... direttore...». Il chiamato che oltre direttore è anche il proprietario dell’hotel: «Pronto signore... sono quì che c’è»... «Direttore... ho una lagnanza da fare »... «Dica... dica ... Signore...»... «Mentre stavo calzando la scarpa destra ho trovato, dentro a questa, un calzino... che tra l’altro puzzava... voglio sapere chi è stato», ed il povero direttore:  «Indagheremo... Signore... non dubiti indagheremo... mi scusi Signore... mi scusi». 

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