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Sei in : La guerra _ Piedimonte d'Alife _  Pagina 1 di 1

I soldati del Corpo di Liberazione sono provati dopo otto mesi di continua lotta; laceri, con scarpe rattoppate, quelli che riescono ad averle, i cannoni in pessimo stato per aver sparato migliaia di colpi, la bocca da fuoco non riusciva a ritornare in batteria dopo aver sparato un colpo, il congegno frenante era inservibile, circa la metà degli automezzi perduti per strada per il tiro nemico o per vetustà, senza pezzi di ricambi. 

Tutto questo induce gli alleati a trasferire il Corpo Italiano nel napoletano. 
Durante l’inseguimento ed i combattimenti nell’Abruzzo e nelle Marche abbiamo visto, con immensa tristezza, gli effetti della guerra: le ferite aperte nel seno della nostra terra, le immani ed inutili distruzioni, i campi devastati, gli alberi divelti, le strade sconvolte, i ponti crollati, le città ed i paesi semi distrutti. L’Italia sembrava dilaniata da una spaventosa dentiera. 

Ma questa visione, tanto macabra, non ci aveva eccessivamente preoccupato e turbato, presi come eravamo dall’ansia della lotta, dal fervore dell’inseguimento, dall’euforia delle conquiste, dall’esaltazione per tanti successi. 

Avevamo visto città e paesi come un lampo a ciel sereno, con il pensiero altrove; sequenze monche di un pauroso film.
Ma ora, rifacendo il cammino a rovescio, percorrendo la strada lentamente a tappe, ci rendevamo conto di che rovine e di quale sangue grondasse la nostra patria.
 

Piedimonte d’Alife, la città a noi assegnata per il riordino, situata in ridente posizione sulle pendici meridionali del Matese. Chiesa di San Biagio del XV secolo e chiesa di San Tommaso eretta nel 1414, nell’annesso convento ha sede oggi il Museo Alifano. Tutti monumenti meravigliosi, ma allora non ero entrato nell’arte, passione che mi avvinse dopo, in altro periodo di vita e subentrò in me la bramosia del conoscere. 

In data 25 settembre 1944 il C.I.L. veniva disciolto nella zona di Piedimonte d’Alife. Con i reparti si costituivano i Gruppi di Combattimento: "Legnano" e "Folgore", unitamente ai Gruppi "Cremona" e "Friuli",  che avrebbero partecipato alla campagna nel successivo inverno ’44/’45 e concorso allo sfondamento della Linea Gotica. 

Riserve le due divisioni "Mantova" e "Piceno" il tutto un complesso di 60.000 uomini interamente equipaggiati con vestiario, automezzi, armamento, elmetto, tutto inglese. Era difficile individuare di che nazionalità fosse il soldato italiano; unici segni: le mostrine del corpo di appartenenza sul bavero del giubbetto ed un piccolo tricolore sul braccio sinistro con sullo sfondo bianco, per me della Legnano, l’effige del guerriero Alberto da Giussano quello che dopo tanti anni divenne il simbolo del partito della Lega di Alberto Bossi. 

Io assieme a Salsilli, Agnelli, Arvat, Rizzi e Tosi alloggiavamo in casa di una coppia di giovani sposi entrambi insegnanti alle elementari, molto gentili ed ospitali che alla nostra partenza vollero offrirci il pranzo d’addio. 

In questo paese una sera mentre ero al cinema mi sento battere alla spalla. Mi volto e chi vedo: Bepi Ceron detto Polso mio compaesano ed amico carissimo. Fu una grossa sorpresa, non sapevo fosse nella pentola del C.I.L. 
Il tenente Enrico Mauri, milanese, mi promuove capo degli acquisti per il vettovagliamento di tutta la truppa del II Gruppo, così ogni mattina vado al mercato a far la spesa, come una brava massaia, a procurare tutto quanto serviva per il rancio dell’artigliere. 

Mauri ragioniere amante delle somme e dei bilanci perfetti vuole il resoconto di tutto il materiale in deposito. Gli faccio notare che non è il mio carattere far quadrare i conti in entrate ed uscite, cerco di arraffare più che posso per portare a casa più merce che sia possibile, anche con dei trucchi speciali, voglio che il soldato sia soddisfatto in tutto. 

"Se ti aggrada questo bene... altrimenti mi dimetto da questa non facile situazione quotidiana". Lui di rimando: "Ma non ti biasimo per quanto fai, ma per esempio" e qui fa una serie di conti di entrate ed uscite della voce vino... "tu oggi dovresti avere in deposito 50 litri di vino". Mi metto a ridere e di rimando: "Vecchio ragioniere ammuffito tra le tue scartoffie, il tuo aiutante Moro oggi ha in cantina ben 180 litri di vino e domani darà razione doppia del nettare molto apprezzato dai miei e tuoi soldati "gatu capi ne".

Mi sorride e dice: "Aveva ragione il capitano Alberto Mondini (mio comandante all’inizio per breve periodo) quando diceva che Moro è un cavallo da corsa con doppio barbozzale" (Catenella che passa sotto la barbozza del cavallo e viene fissata ai due occhi del morso).