La prima famiglia che visitai quando da Montebelluna venni ad abitare a Fanzolo (avevo allora 16 anni), fu quella di Luigi Gatto il padre di Bruno.
Con Luigi, Beniamino Visentin, Carlo Marin, Piero Zamperin, Bepi Bosa, Neno Ceron, Pellizzer Martino, Pagnan Marcello ed altri fondammo la compagnia filodrammatica «Ada Negri» e mancando a quei tempi cinema e televisione, si metteva in scena un paio di commedie all’anno che rappresentavamo nella Sala Parrocchiale di Fanzolo e nei paesi viciniori.
Non mancava giorno che non facessi una visita a Luigi che con la moglie Luigia facevano i sarti in Via Unione. Per questo conobbi Bruno che era ancor bambino e potei seguire tutta la sua vita fino ai giorni nostri e ancor ora continuo le visite nella casa paterna ove trovo la moglie Gabriella, i figli Giancarlo e Andreana, la sorella Editta.
Bruno, diplomato alle Scuole Professionali, entra alla Simel di Castelfranco Veneto e dimostra subito un talento per le macchine da lavoro; il suo capo Prior un giorno, quando Bruno abbandonò il primitivo lavoro per mettersi in proprio, mi disse: «Giovane molto intelligente saprà farsi valere in campo industriale».
Ciò si avverò e, su mio progetto, si costruisce una robusta officina dove progetta e costruisce macchine per i più grandi complessi industriali d’Italia. La sua bravura valica i confini e a tutt’oggi suoi macchinari di vario genere li troviamo in Austria, Francia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca. Croazia, Brasile, Argentina, India, Cina e recentemente ha avuto ordinazioni dall’Iraq. Un fatto, che sa del comico: tempo fa ha presentato alla Regione Veneto, non so se per un concorso o altro, un progetto per una macchina speciale. La Commissione scarta il progetto perché la sua, essendo un’azienda di modeste dimensioni, non è in grado di produrre un simile macchinario. Bruno si mette a ridere e risponde: «Signori esperti, la macchina in oggetto da me costruita e già funzionante, da vario tempo, in un grande complesso industriale, e precisò dove».
Al tempo della Polisportiva era allenatore dei ragazzi e ragazze da inviare ai Giochi della Gioventù a Roma ed il suo sforzo si coronò con la medaglia di bronzo della Edda Quaggiotto da Barcon.