Giovane militare Gianni e Rodolfo Mitica Vespa: in gara Sempre avanti Birmania Radio Monte Grappa

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Trasferimento della batteria ad Airola sita vicino ad Arpaia, paese affacciato sulla Valle Caudina, ove c’è la stretta in cui vengono identificate le Forche Caudine dove i Romani nel 321, avanti Cristo, furono presi in trappola e sconfitti dai Sanniti.
[Vedi immagine da satellite - link esterno Google]

Per strada troviamo una colonna continua di automezzi americani che vanno verso est, mentre noi procediamo verso ovest. Tutti vanno a rilento, ad una fermata incrociammo una colonna americana ferma sull’altra corsia.
È mezzogiorno e i soldati americani stanno mangiando delle scatolette di carne, un soldato appoggia la scatoletta di carne, appena aperta, su un parafango della sua macchina e si volta dall’altra parte dialogando con i suoi compagni.
Americani e Italiani fraternizzano Dopo pochi secondi, senza voltarsi, cerca con la mano la scatoletta... ma incredulo la scatoletta è sparita. Un metro più in la c’è un mio soldato, l’americano capisce tutto e si mette a ridere pensando: "quanto svelto sei stato" ed essendo di origine italiana, domanda qual’è il rancio del soldato italiano. L’autore del furto risponde: "quando siamo in marcia una scatoletta di carne e due gallette per ogni due soldati, al giorno". L’americano resta perplesso e dopo un sorriso entra nel tre assi (autocarro), prende 6 scatolette di carne e le offre ai miei soldati.
Ora lo stupore è dall’altra parte e con i ringraziamenti tutti si affrettano ad aprire le scatolette e mentre la colonna americana si muove si intrecciano... thank you america... thank you John... bye taliano... bye....

Arriviamo ad Airola e i soldati sono alloggiati nelle scuole comunali, io assieme al Pini in un appartamento con tre stanze e servizi. Qui arriva il nuovo comandante di Batteria, Franco Salsilli veneziano, capitano di carriera.
Dopo pochi giorni ci riunisce nell’edificio scolastico e ci fa un discorso per tirar su il morale, in vista della nostra prossima entrata in guerra. Parlai a lungo, nei giorni che seguirono, con questo valido personaggio tutto dedito alla difesa della Patria.
Cerco di entrare in simpatia con la truppa, non do peso dei miei gradi, ma considero i soldati miei amici e compagni, con la sola differenza che devono darmi del Lei, non mi sarei risentito se il Tu entrasse nei nostri discorsi, ma la regola militare esige tale rispetto.

Da una frase del Capitano che osservando il misero vestiario dei suoi soldati in un discorso li paragonò a dei "fagotti", e chi è veneto conosce la terminologia di detta parola, battezzai quindi la batteria, non più la Sesta, ma la Batteria Fagotti.
Il Secondo Gruppo da 100/22 (il mio) al comando del Maggiore Vincenzo Vitello, siciliano sposato con una benestante di Conegliano, con aiutante maggiore in 2ª Capitano Francesco Ingallati e Tenente Enrico Mauri erano a conoscenza del nome e rispettavano, per la rettitudine, gli appartenenti alla Batteria Fagotti, soprattutto per la bravura del suo Capitano, addetto alla direzione di tiro delle tre batterie del Gruppo sopra citato, che con pochi colpi colpiva il bersaglio a parecchi chilometri di distanza.

Con il s.Tenente Giudici e il s.Tenente Ezio Tosi creammo una canzone intitola ai Fagotti sull’aria di una canzone allora in voga in cui si parlava: "... drin, drin c’è Bovolenta falso scopo della batteria guarda a destra e guarda a manca... ma val men de na palanca...» (Giovanni Bovolenta, ferrarese, mitragliere, con un occhio un pò sbilenco) e di "drin... drin c’è... il Tenente Moro... la camorra lui sa far... ma è allegro e ci fa cantar...".
La camorra si riferiva a quando andando a prendere i viveri al Comando Munizioni e Viveri; alteravo il numero dei soldati presenti in batteria e così potevo avere razioni di vino e cognac più abbondanti. Una volta mi trovai con 150 litri di vino in più con somma gioia dei miei artiglieri.
Nell’appartamento ove abitavo c’era la ventenne Giuliana, aveva il marito sotto le armi, focosa e bella ragazza con la continua guardia del vecchio suocero, ma ogni tanto il sottoscritto era più lesto a comparire ove c’era la ragazza e la coprivo di baci. Un giorno, il vecchio era assente perché in paese: la vidi... precipitarsi su di me, intento a vedere da una finestra il tempo piovoso, baciarmi con violenza... avvinghiandosi al mio collo... e costringendomi dopo un pò ad un urlo... Mi aveva morsicato un labbro,... ferita,... il cui lieve segno... si poteva notare anche dopo vario tempo. Credo, che se un giorno la avessi potuto adagiare sul campo di frumento, posto a nord del fabbricato ove alloggiavo,... il suo deretano, con il turbinio dei movimenti «peristaltici» avrebbe piegato buona parte delle spighe del terreno coltivato.

Il 4 dicembre sono comandato a prelevare delle munizioni a Taranto. Parto con quattro camion ed arrivo a sera a Taranto. Rimango sbigottito quando guardando il mare vedo un semicerchio di navi bloccare, al largo, il porto; si può dire oscurassero il cielo data la stazza e lo stretto contatto tra loro.
Tra me dissi: "Alla faccia degli americani... questi sì, hanno i mezzi per fare la guerra". In seguito, quando entrai in guerra al loro fianco, mi accorsi com’è assistito il soldato sia di materiale bellico che di vettovagliamento.

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