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Sei in : La guerra _ La battaglia di Filottrano e Cingoli _  Pagina 1 di 3

Dal Comando del C.I.L. parte una jeep sulla quale trova posto il generale Utili, il capo ufficio informazioni e il generale Moro (non sono io), comandante dell’artiglieria. La jeep parte veloce attraverso le numerose interruzioni ed a Osteria Nuova il mezzo è costretto a fermarsi. Arrivano infatti dei colpi di mortaio e delle esplosioni, si capisce che vi sono anche degli 88, evidentemente appollaiati sulla sinistra del torrente Fiumicello. 

Utili decide allora di dare personalmente gli ordini per la conquista di Filottrano
La sua posizione domina ogni via d’accesso alla città d’Ancona e rappresenta un robusto caposaldo dagli effettivi di tre battaglioni. La conquista di Ancona è un’operazione difficile per la natura del terreno e per l’accanita resistenza che l’avversario intende frapporre. Io con due pezzi della mia batteria sto percorrendo la strada che va da Macerata a Filottrano, quando ad una decina di chilometri dall’abitato di quest’ultima città, per il continuo traffico di automezzi, cannoni, carri armati, ad un bivio non vedo più la testa della mia batteria. 

Chiedo ad un soldato P. M.: «Hai visto passare due pezzi d’artiglieria 110/22?», «Tenente ne son passati tanti ma di quel calibro mi sembra siano andati a sinistra». Comincia a far sera e non so dove devo andare, prendo la sinistra e con l’automezzo e i due cannoni mi inoltro per una strada alquanto stretta. Dopo 5 o 6 chilometri raggiungo dei cannoni ma con grande disappunto non sono i miei. Ormai è quasi notte, oltrepasso e faccio altri 3 o 4 chilometri quando intravedo spuntare da una siepe un fucile e poi un soldato italiano che agita concitato le braccia. 

L’autista, Casa Ersilio, blocca l’automezzo, il soldato esce dalla siepe e sottovoce: «Tenente, a circa dieci metri c’è un ponte fatto saltare dai tedeschi, sul fondo del torrente c’è un Treassi americano con l’autista negro morto, non si è accorto della mancanza del ponte... a circa 200 metri, al di là del ponte, ci sono i tedeschi, parli piano perché se ci sentono sono guai, sono qui per bloccare il traffico». «Mamma mia anche questa ci voleva, ed ora come faccio a girare camion e pezzi senza far rumore». Piano, piano faccio una manovra buttandomi sul prato alla sinistra della strada, ringraziato e salutato il divino messaggero, me la squaglio senza alcun incidente. 

Il bivio di Filottrano

Arrivo al famoso bivio prendo la destra e dopo due chilometri trovo il capitano sulla strada che mi aspetta dandomi il benvenuto, con una serie di... moccoli. Il generale Andres (comandante le truppe polacche) in un messaggio al generale Utili, lo pregava: «Di dar disposizioni affinché l’azione su Filottrano sia condotta con decisione, con forze sufficienti a disimpegnare il compito». Vengono impegnati il XIII battaglione paracadutisti a protezione del fianco sinistro degli attaccanti; l’attacco era affidato, per la via dell’Imbrecciata ad est di Filottrano, al XV e XVI battaglione. 

[Vedi immagine da satellite - link esterno Google]

Il CLXXIV battaglione guastatori a sud, proveniente dalla direzione Macerata doveva rappresentare con il XIV battaglione la riserva divisionale. La fanteria viene appoggiata da due gruppi d’artiglieria del 184° reggimento «Nembo» e dai tre gruppi del mio 11° Reggimento. Interviene pure l’artiglieria polacca con tre gruppi pesanti e due reggimenti di campagna e carri armati del tipo «Sherman» della divisione «Kreowa». Lo schieramento si presenta quindi compatto: noi al centro, sulla nostra destra i polacchi e sulla sinistra gli Ulani e i commandos britannici. 

Notte 7 luglio, nessuno dorme. Continue pattuglie tedesche fanno la spola mentre alti bengala illuminano a giorno. All’aba del giorno 8 fra la caligine di un grigio mattino si intravede sulla sommità del colle, fra il Fiumicello e il Musone, il grosso serbatoio idrico che alimenta la cittadina di Filottrano. Già le artiglierie hanno cominciato a rombare con il fracasso di temporale apocalittico. Gli uomini si stirano, intirizziti; la brina del mattino li ha infreddoliti e si sentono le ossa rotte per una notte insonne passata a vigilare dietro gli alberi o acquattati nelle anse del terreno, le mosse dell’avversario. 

La guerra, è soprattutto attesa, ma non è che attendere sia talvolta meno angoscioso del combattere. Gli osservatori dell’artiglieria tedesca sono sistemati nei pressi della cisterna idrica. I tedeschi hanno fatto sgomberare la popolazione delle varie contrade e l’hanno concentrata nell’abitato. Il comando inglese vista la situazione vuole far intervenire l’aviazione ma Utili disapprova questo metodo che avrebbe massacrato tedeschi e abitanti di Filottrano; vuole sbrigarsela con i soli paracadutisti della Nembo, con l’appoggio di mezzi corazzati polacchi. 

Le truppe di Anders aspettano in effetti che gli italiani provvedano a render tranquillo il fianco sinistro dello schieramento per potersi gettare in avanti in direzione di Ancona. Nell’abitato marchigiano i tedeschi sono circa mille, poco più, poco meno... Hanno adottato la tecnica di sempre, infilandosi in ogni spazio disponibile, sfruttando ogni casa e ogni anfratto. Si sono arroccati perfino nell’ospedale civile. L’artiglieria effettua il tiro di preparazione. Poi i paracadutisti attaccano da est. Per tre ore gli uomini rimangono sotto il fuoco avanzando faticosamente. Il combattimento si trasforma in lotta di casa in casa per snidare nuclei nemici. 

Si combatte a colpi di mortaio e di armi automatiche. Mitra contro parabellum... pugnale contro pugnale. A Tornasano sono catturati quaranta prigionieri. Ma la resistenza alle soglie dell’abitato principale è quanto mai accanita. Il serbatoio idrico è ripetutamente colpito; ma i tedeschi continuano da lì a dirigere i pezzi con tiri precisi e ne fanno le spese i carri armati polacchi; un Sherman è centrato in pieno a un bivio chiamato da quel momento «bivio della morte» un membro dell’equipaggio, fulminato nell’atto di uscire dal portello, penzola malinconicamente nel vuoto. 

Verso le 15 i tedeschi sferrano un poderoso contrattacco con l’appoggio anche di qualche blindato ed un paio di semoventi. I paracadutisti del battaglione impegnato in prima linea sono costretti a ripiegare. Unica che resiste è la 45ª compagnia che si è asserragliata nell’ospedale. Si combatte così con alterne vicende; alle 19 due compagnie di paracadutisti balzano nuovamente all’attacco appoggiate da cinque carri Sherman polacchi. Il contatto con la 45ª compagnia è ristabilito, ma per poco perché i tedeschi tornano coi blindati e la sopravveniente oscurità... fa il resto; occorre dunque retrocedere una seconda volta. 

Per fortuna, nella notte sul 9, i tedeschi viste le perdite subite, abbandonano la cittadina portandosi sulla sinistra del fiume Musone. Così alle 6 del mattino del 9 pattuglie del XII battaglione paracadutisti trovano la situazione fluida; qualche elemento ritardatore e alcuni cecchini tedeschi resistono debolmente e sono messi in fuga o presi prigionieri. Poi è la volta del XIV battaglione che, a giorno fatto, entra in Filottrano issando il tricolore sulla torre del Municipio. Le perdite da entrambi i contendenti nella battaglia sono gravi: due carri polacchi messi fuori combattimento, un pezzo controcarro italiano distrutto. Italiani: 300 tra morti e feriti - Tedeschi: più di 500 tra morti e feriti, 90 salme accertate tra i tedeschi lasciate sul terreno la notte della ritirata e una novantina di prigionieri. Adesso rimane ancora da compiere un’azione prima dell’ingresso in Ancona: la liberazione di Cingoli città a circa 20 chilometri ad ovest di Filottrano e da prigionieri sappiamo che c’è rimasto un presidio di una cinquantina di tedeschi che hanno il compito di ritardare l’avanzata dei reparti italiani. 

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