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Sei in : La guerra _ Bianco Fiore _  Pagina 1 di 1

Attraverso il mio attendente conosco la famiglia De Marco, composta da madre, due figli di 10 e 12 anni e da una bella ragazza, la diciassettenne Olga. Il capo famiglia è morto in America e così la vedova ed i figli ritornano in Italia, a Napoli, ed ora sono sfollati ad Airola.
Sapendo bene l’inglese, in casa De Marco ogni tanto veniva qualche soldato americano con cibarie varie per aiutare questa famiglia.
Non potendo avere viveri a mia disposizione ogni tanto donavo qualche soldo ai due ragazzini perché si comperassero i dolcetti, ma credo che portassero a casa, a sua madre, altre cose più necessarie dei dolci.
Senza nessuna malizia mi trattenevo con Olga in lunghe chiacchierate, capivo che la ragazza era di una grande ingenuità. Lei vedeva in me un personaggio interessante, un ufficiale, distinto nei portamenti e nel linguaggio, non parlavo mai d’amore, alle volte, le accarezzavo il volto, sussurandole: "Come sei bella".

Un giorno la madre la prega di andare da un suo conoscente che abita a circa due chilometri da Airola. Chiesi se potevo accompagnarla e la madre diede il suo consenso.
C’incamminammo per una via lunga e ombrata parlando di cose varie. Ad un tratto il sole, essendo al tramonto, illuminò di un rosso infuocato una serie di nuvole; mettendogli un braccio attorno ad un fianco le dissi: "Guarda Olga che stupendo tramonto", lei appoggiò la testa sulla mia spalla... istintivamente la girai verso di me e dolcemente le diedi un lungo bacio. Rimase impietrita... mi guardò quasi impaurita ed abbassando la testa si mise a piangere sommessamente.
La tenni a me abbracciata e quando, dopo un pò si rinfranco, le chiesi: "Perché hai pianto?" sollevando il capo mi sussurrò: "Non ho mai baciato un ragazzo".

Questo è puro amore, pensai, e me ne dolsi, perché ero sicuro che qualche giorno dopo sarebbe venuta la mia partenza ed allora avevo turbato inutilmente un giovane... bianco fiore. La madre, al ritorno si accorse del turbamento della figlia e qualche giorno dopo mi disse: "So che tra lei e mia figlia corre qualcosa di amoroso, però siamo in periodi molto difficili, non precipitiamo, siete entrambi giovani lasciate passare queste giornate tragiche e guardatevi da amici". Ma se con Olga vi era l’amore puro contornato da un bianco fiore, il mio attendente, Cesare Pini, sovente mi presentava fanciulle desiderose di vita e di sollazzi e se qualcuna accettava l’invito di venire nel mio appartamento, le offrivo il mio "forte caffè" e l’ospite era entusiasta della paradisiaca "bevanda".

Il 3 Febbraio 1944 arrivò l’ordine di partire per il fronte; mi feci accompagnare dal motociclista Barigozzi Getturo, ferrarese, ed andai a salutare per l’ultima volta Olga, mi diede una sua foto ed il suo indirizzo, l’abbracciai e via di corsa, la vidi agitare lungamente la mano in segno di saluto fino alla curva e poi sparì... per sempre.